Fallimento: fine di un progetto o inizio di una nuova avventura?

Fallimento e Ripartenza

La società odierna ama il successo

Il successo definisce la persona: le nostre azioni, il nostro impegno, il nostro intelletto e le nostre capacità. È un obiettivo specifico per ogni proposta che presuppone un risultato. Il successo si sviluppa con il raggiungimento tangibile di un obiettivo predefinito ma allo stesso tempo anche con il suo esatto opposto: il fallimento. L’opinione comune è che il fallimento si debba evitare perché si deve raggiungere il successo ed entrambi non possono coesistere.

Qual è il principale problema per l’imprenditore italiano? Fallire!

Qual è il principale vanto per un imprenditore statunitense? Aver fallito e rialzarsi dopo il fallimento!

Perché questa differenza tra gli Stati Uniti e l’Italia? Perché l’Italia vede il fallimento come un marchio d’infamia, un evento indelebile ed un ostacolo insormontabile mentre gli Stati Uniti lo considera un evento per rinascere e quindi per superare i propri limiti? 

Il modello statunitense del fallimento

La storia ci espone le origini della diversità di vedute .

Durante il medioevo il fallimento era un istituto creato dai mercanti per tutelare la buona fede negli affari: chi non pagava i propri debiti tradiva la fiducia dei propri creditori e quindi veniva imprigionato e bandito dalla società civile. Non solo, possiamo dire che veniva posto molto spesso in “braghe di tela” cioè un paio di mutandoni leggeri ed esposto al pubblico. A Venezia andava in voga la figura della pittima: un signore vestito di rosso che inseguiva il debitore dicendogli “ricordati che devi pagare”.

Questa concezione negativa del fallimento si prolungò nei secoli fino a giungere i giorni nostri: il fallimento di una persona spesso si confonde col fallimento dell’oggetto cioè il fallimento dell’azienda: la società e l’economia escludono l’imprenditore di azienda fallita perché considerato un reietto.

Anche l’istruzione infligge nello studente il concetto di fallimento come punizione di un’operazione non compiuta o andata male. Alla scuola elementare ci espongono al concetto di fallimento e presto ci rendiamo conto di come questo possa influenzare il nostro progresso educativo. Fin da piccoli viviamo con la paura di fallire i test, le interrogazioni e, in ultima analisi, nei voti, per il timore di rimanere indietro e dover ripetere l’anno scolastico. Questa nostra prima esperienza con il concetto di fallimento ovviamente fa sì che questo si permei di grande negatività. 

Definito in questo modo, il fallimento è semplicemente l’opposto del successo, una nozione che pone le basi per il ruolo del fallimento e la sua interpretazione per tutta la vita.

Gli Stati Uniti d’America fonda la propria economia nel principio del “fresh start” ovvero il nuovo inizio.

Sono un paese fondato da immigrati: i primi pellegrini del Mayflower che fuggivano dalle persecuzioni religiose, gli irlandesi che fuggivano dalle carestie, gli italiani che fuggivano dalla povertà, gli ebrei che fuggivano dal nazismo.

Tutti fuggivano da qualcosa, avevano “fallito” nella loro vita precedente e volevano ripartire in un nuovo mondo. 

Imprenditore americano vs imprenditore italiano

Ancora oggi gli imprenditori di successo americani quando narrano le loro storie di successo ostentano i loro fallimenti, a differenza di un imprenditore italiano che nasconde i propri della vita, con vergogna.

Per chiarire le idee riportiamo due esempi.

Il primo è quello di un giovane imprenditore americano. Non ancora ventenne, fonda la prima azienda che commercializza computer, la quale, non avendo successo, fallisce.  Non dandosi per vinto fonda una seconda azienda con il suo migliore amico che creava computer con processore Intel ma anche questa, fallisce. Si rialza e passa dall’hardware al software e finalmente ha successo. Si tratta di Bill Gates: uno degli uomini più ricchi del mondo e creatore della Microsoft.

Il secondo esempio, più triste, è la storia di un imprenditore italiano, il quale negli anni ‘80 fonda la propria impresa con 6 milioni di lire. L’azienda cresce diventando un’impresa di successo con 1.200 dipendenti e con un fatturato di 350 milioni di euro. Diventa un personaggio pubblico, ha molti amici ed è considerato un uomo influente e di successo. Con la crisi del 2008 il suo gruppo si trova in difficoltà economiche e per uscirne commette degli errori. Un giorno lo arrestano e lo portano in carcere. Ci resta 3 mesi e quando esce ritrova la sua azienda fallita, degli amici che gli hanno voltato le spalle ed una moglie che pretende il divorzio. Tutti lo considerano un fallito e così si sente.

Quello che non sa è che il fallimento è fondamentale per sviluppare consapevolezza e crescita e per questo motivo è la chiave del successo.

Fallire velocemente per imparare velocemente

Il concetto di “fresh start” molto spesso accompagna “fail fast learn fast”negli Stati Uniti: fallisci velocemente per imparare velocemente. Secondo questo principio è più importante un insuccesso elaborato che un successo rapido e superficiale, tanto che nella Silicon Valley,  il tasso di insuccesso di un’azienda è del 90 per cento. Lì, memori di questi principi, i giovani startupper dopo i loro fallimenti, si rialzano e ripartono più entusiasti e forti di prima, coscienti dei propri errori.

“Never give in” disse Winston Churchill molti anni fa in un suo famoso discorso: non mollare mai!

Noi italiani siamo abituati a concepire il fallimento come una porta che si chiude, ma se fosse semplicemente una finestra che si apre?

Il fallimento non è solo la fine di un progetto, ma è anche l’inizio di una nuova avventura.

Di fronte alla caduta abbiamo due opportunità: la prima è rimanere per terra, lamentandoci dei nostri problemi, della nostra sfortuna e del fato avverso; la seconda possibilità è quella di rialzarsi più forti, determinati e consapevoli dei propri errori.

Il valore del fallimento

Il fallimento ha una grande importanza per una serie di ragioni.

Costica Bradatan ne evidenzia alcune con acuta intuizione: “Il fallimento ci dà l’opportunità di vedere da vicino la nostra esistenza. È una lente attraverso la quale iniziamo a vedere i difetti del nostro essere altrimenti perfetto e perfettamente prevedibile. Quando il fallimento ci dà questa intuizione, mette in evidenza la minaccia esistenziale che insegue costantemente le nostre vite, offrendoci una pausa per considerare quanto sia straordinaria la vita. Per questo il fallimento può essere terapeutico, costringendoci a renderci conto che il mondo non gira intorno a noi, e ad allontanarci dall’arroganza sfrenata sostituendola con il conforto dell’umiltà

Il fallimento non è qualcosa da evitare. L’unico vero “errore” che è possibile evitare è quello di non aver imparato nulla da questa caduta.

Proprio per questo 100milaRipartenze vede nella Ripartenza, nel mettere in luce le cicatrici dell’imprenditore e tutte le esperienze pregresse, un’occasione per rivivere una nuova avventura, con il sostegno di volontari, esperti e specialisti in diversi settori, che potranno supportare l’imprenditore volenteroso a rialzarsi ed a rimettersi in gioco.

Le cadute provocano delle cicatrici. Queste nella nostra associazione hanno un’importanza fondamentale. Non solo cerchiamo di renderle il valore della persona ma costituiscono esperienze fondamentali sulle quali basare il proprio progetto di business futuro.

Scrivici un’email e condividi con noi la tua storia.

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